I gatti e la filosofia

Non amo i social. Chi mi conosce sa bene quanto tenda a fuggirne benché mi renda conto di quanta comunicazione e di quanta divulgazione viaggino ormai su questi strumenti. Quel che mi tiene ancora agganciata al loro uso sono poche, rare realtà che mi pare valga la pena di seguire e raramente - anzi quasi mai - collegate al mondo degli animali. Una di queste ha a che fare con la filosofia: si tratta del progetto Tlon, ideato e curato da Maura Gancitano e Andrea Colamedici, due filosofi che cercano di ridefinire i temi della fioritura personale seppur nel mondo fagocitante e rumoroso in cui siamo immersi.

Ma che c’entra la fioritura personale con i gatti? C’entra, per me, come molte discipline che io vedo intrecciarsi in una rete di connessioni, di rimandi e di richiami che a volte faccio fatica a verbalizzare ma che sento a pelle. Tlon è un progetto culturale che ha l’ambizione di riportare al centro della discussione sociale l’apertura e il dialogo, in un’ottica di crescita e di arricchimento non solo personale ma anche collettivo. Per Tlon non esiste un “io” senza un “noi”, che di questi tempi suona rivoluzionario già di per sé. Il richiamo a porsi in ascolto dell’Altro ma anche di se stessi e delle istanze che avanziamo nei confronti del mondo, è uno dei temi più ricorrenti della mentalità tloniana. Ogni volta che attraverso un loro post o uno dei loro libri rifletto su questi argomenti, finisco per pensare che difficilmente si possa sviluppare un ascolto ed un’apertura reale verso gli animali, se non riusciamo a metterci in ascolto nemmeno dei nostri simili, con cui condividiamo quello strumento potentissimo che è il linguaggio verbale; improbabile credere alla diversità come ad un valore se poi ci scagliamo contro chi ha etnia diversa, lingua diversa o anche solo nazionalità diversa e magari una storia più sfortunata della nostra; impervio non cadere nell’abuso del potere di controllo ed egemonia sulla vita dei nostri accuditi se non facciamo i conti con le nostre aspettative, le nostre pretese, consapevoli e meno (e in questo trovo una analogia con i figli, soprattutto i piccoli).

Insomma, il “conosci te stesso” di ellenica memoria, sembra essere sempre un monito molto valido, soprattutto in questo tempo caratterizzato da grandi contrasti tra gli uomini e da altrettanti ipertrofici eccessi narcisistici contro gli animali. Conoscere se stessi per saper stare sulla soglia col cuore aperto e la mente libera, per realizzare un’accoglienza reale.

Ben venga allora la riflessione filosofica, l’educazione al pensare e al sentire che io stessa perseguo nel mio privato nel tentativo di entrare in una relazione sempre più consapevole con i miei cari. E se per trovare ispirazioni in tal senso dovrò tollerare un accesso ai social in più, così sia. Mi ripeto che anche questo è restare aperti, cercare isole di ricchezza in un mare di pattume.