Il puntatore laser per il gatto
È da anni che la letteratura inglese ci mette in allarme riguardo all'utilizzo del puntatore laser per fare giocare il gatto. La tesi più accreditata - a quanto leggo, ancora oggi - è che sia frustrante per il gatto non terminare la sequenza predatoria, cioè non "acciuffare nulla" alla fine della rincorsa, e questo porterebbe allo sviluppo, poi, di stereotipie e comportamenti ossessivi. Molti comportamentalisti inglesi suggeriscono di far trovare al gatto del cibo o un giocattolo alla fine della sessione, in modo da lui possa ottenere una gratificazione finale, dopo tanto correre.
Io, però, non sono convinta che il problema sia nell'assenza di un target finale. Penso che l'innesco stia nel livello di attivazione che questo gioco induce e che fa esercitare al gatto, coinvolgendo tutto il sistema nervoso ed andandolo a "tarare" su livelli problematici. Questo, naturalmente, non in tutti i gatti ma solo in quelli che hanno una particolare predisposizione e, soprattutto, come sempre, quelli che svolgono una vita misera, in cui inseguire un raggio laser è la cosa più eccitante che possa capitare nella loro giornata (il che significa la maggioranza di coloro che vengono poi riportati ad un parare esperto).
Infine, detto fra noi, trovo che questa idea di "chiudere" la sequenza predatoria con una preda farlocca sia l'ennesima dimostrazione di come non si riesca ad uscire dalla visione comportamentista, quando si parla di animali. Skinner è morto ma è vivo e lotta sulle gambe di altri.