Tra Darwin e i miei ricordi
Stamattina Darwin, la mia tigrotta di 10 mesi, mi ha raggiunto sul divano, avvicinandosi a me con quel fare un po’ interrogativo, un po’ assertivo, un po’ invadente, un po’ inquieto, un po’ curioso. L’ho accolta grattandole le testa che lei ha tirato su, chiudendo gli occhi. In quel gesto ho subito rivisto Kleo, a quando anche lei faceva quell’espressione tra il piacere godurioso e il relax. Ho pensato a come, nella seconda parte della sua vita e soprattutto in vecchiaia, Kleo avesse smussato alcune asperità del carattere e come, pur conservando una grande dignità e uno spirito di autonomia fiera e concreta, avesse imparato ad apprezzare e a lasciarsi andare davanti a certe intimità. Darwin mi ricorda Kleo in tante piccole cose pur essendo così giovane: la determinazione, una certa amabile indocilità, l'inquietudine di rincorrere la sua inesauribile curiosità, l'acume, la riflessività, la saggezza celata da uno spirito giovanile e avventuroso, questi momenti di dolcezza che quasi sembrano sgusciarle via. Ma a volte mi ricorda anche Morgan, quando svetta controluce sul ramo di un albero facendo vibrare il corpo allungato e il mantello selvatico, quando osserva a distanza con calma, quando ondeggia la sua coda vaporosa, quando - come ieri - mi commuovono i ciuffi che emergono dalla pinna auricolare che tante volte avevo ammirato in Morgan.
Leggevo ieri che questa dovrebbe essere la terza fase dell’elaborazione del lutto, quella che arriva dopo che hai accolto il tuo dolore, hai razionalizzato la tua storia e il tuo vissuto accanto a chi manca e, infine, ricominci a sperimentare nuove forme di relazione in un mix di continui rimbalzi e flashback tra chi hai accanto e chi hai perduto. E’ così che, gradualmente, si torna ad amare e a ricostruire, pare.