La mente sociale del gatto
Prima di addentrarci nella relazione uomo-gatto e cane-gatto, è importante mettere a fuoco alcune caratteristiche chiave del comportamento di questi magnifici felini casalinghi. Capire "cosa" comunicano e capire "come" comunicano è il primo passo per impostare un dialogo in cui entrambe le parti possano essere protagoniste ed apprezzare le rispettive diversità.
Contrariamente al cane, il gatto non è un animale sociale obbligato: egli infatti, non ha bisogno di riconoscersi in un gruppo sociale di appartenenza per strutturare e motivare la sua esistenza. Il gatto è un animale che puo’ condurre serenamente vita solitaria e che, in base alla distribuzione di risorse utili alla sussistenza (cibo in primis), può decidere di vivere in stretta prossimità di altri gatti, con cui potrà arrivare ad intessere relazioni sociali paritarie, anche di tipo affiliativo. Tuttavia, anche quando le condizioni ambientali lo portino ad optare per una vita “comunitaria” (fino alla formazione delle così dette colonie), il gatto mantiene vive tutte le sue caratterestiche di specie, proprie delle origini solitarie, che si riflettono enormemente nella sua socialità e socievolezza.
Il gatto resta un animale discreto e riservato. Il contatto fisico etero-specifico è qualcosa al quale il gattino dev’essere abituato sin da cucciolo se si desidera che da adulto lo accetti e lo tolleri come parte integrante del suo bagaglio di esperienze. Questo significa che un micio non oppurtunamente stimolato e manipolato nelle prime settimane di vita, molto facilmente svilupperà una vera e propria intolleranza al contatto (soprattutto quello umano!), diventando il classico micio che "si rigira" non appena provate ad accarezzarlo. Anche il contatto tra simili ha le sue regole e i suoi meccanismi insiti nella specie. I gatti tendono ad organizzarsi in "gruppi sociali", cricche di tolleranza all'interno delle quali i mici interagiscono in maniera amichevole. Il contatto fisico (dal semplice annusarsi le punte del naso fino alla toelettatura reciproca), è ben accetto da parte di un micio solo nei confronti di gatti appartenenti al suo stesso gruppo sociale, tenendo a mente che questi gatti non sono necessariamente tutti quelli con cui il micio convive.
Di fatto, nella vita di tutti i giorni, ogni gatto regola i rapporti imponendo, mantenendo, gestendo specifiche distanze per cui la prossemica, nel linguaggio felino, insieme alla comunicazione olfattiva, visiva e tattile, assume un ruolo di rilievo per la risoluzione delle conflittualità.
La predazione (ovvero la caccia) è attività ludica e di sostentamento insieme (tecnicamente si dice essere "autoimplementante"): il gatto caccia piccole prede che si muovono, veloci, a scatti, indipendentemente dal senso di fame. Tuttavia si tratta, nel contempo, di una specie predata che adotta la fuga (tipicamente verso in posizioni sopraelevate) come strategia difensiva primaria.
Infine, il rituale di approccio completo fra due gatti prevede una sequenza di contatti via via sempre più intensi (naso-naso, naso-nuca e naso-area ano-genitale). Tale sequenza può essere interrotta bruscamente in un qualunque stadio se uno dei due o entrambi non “gradiscono” e, a seconda delle condizioni ambientali, dei temperamenti reciproci e dei segnali emessi, può concludersi con l'allontanamento di uno dei due, con la fuga e relativo inseguimento o, più raramente, con una lotta corpo corpo.