Messaggi di pace
Brando e Masca hanno sempre avuto difficoltà comunicative.
La naturale diffidenza di Masca lo ha portato a tenere una certa distanza da un cane sempre troppo rumoroso, troppo cinetico, troppo ingombrante, troppo presente per lui. D’altra parte, Brando ha sempre colto questa barriera, mantenendo un atteggiamento di quasi-reverenza nei confronti di un gatto tanto esplicito e coerente nel rivendicare i suoi spazi, fisici e sociali. Si può dire che, pur vivendo insieme da quasi nove anni, non abbiano mai sviluppato una lingua comune particolarmente ricca perché non se ne sono dati la possibilità.
Recentemente, però, qualcosa è cambiato. Masca si è spontaneamente aperto a questa relazione e da qualche tempo assisto alla sua carovana di tentativi di aprire dei canali affiliativi con Brando. Lo accoglie al rientro, tenta delle marcature, lo avvicina con garbo, cerca di conquistare posticini per dormire accanto, tutte strategie che, però, cadono nel vuoto davanti ad un Brando incerto che scansa, evita, fa finta di non cogliere e mi guarda imbarazzato. Sostanzialmente Brando non si fida, vede Masca come un grosso, imprevedibile furbacchione che da un momento all’altro potrebbe rifilargli una inspiegabile - dal suo punto di vista - zampata senza motivo, così… giusto per metterlo in difficoltà.
Ultimamente, però, il mio meraviglioso gattaccio nero sembra aver trovato una chiave di volta e piano piano, giorno per giorno, sta riuscendo a coinvolgere Brando in una piccola dinamica tutta loro. All’inizio era una proposta buttata lì quasi per caso a cui, quasi per caso, Brando ha iniziato a rispondere specularmente. Poi è diventata sempre più indirizzata, “mi rotolo, ti guardo, mi rotolo, ti guardo… ehi, ti rotoli insieme a me? E se tu lo fai lo faccio anch’io” e il “faccio finta di non vederti, in realtà lo faccio per conto mio” di Brando, è diventato gradualmente un “dai! si fa insieme!”. Stamattina - ma già da qualche tempo, onestamente - al ”si fa insieme” Brando ha aggiunto un “ma se si giocasse un po’ io e te?”, seguito da uno scatto repentino perché certi pensieri arditi danno troppa eccitazione da poterla contenere.
Non ho idea di dove arriveranno, mi godo il guardarmeli, l’ammirarli nel trovare dei punti di contatto parlando due lingue aliene, la saggezza antica di saper stare al mondo condividendolo con altre animalità, la capacità di cambiare, di evolversi e ancora di inventarsi che non ha età e non ha confini mentali.
Dice che siamo la specie dal pensiero più evoluto grazie allo sviluppo unico della neo-corteccia. Sarà, ma i più grandi pensieri di pace io li vedo partorire dalle menti subcorticali di queste altre persone.